Biscotti neri alle nocciole senza uova e latticini

  • Pronta in: 1 ora e mezza
  • Quantità: 2 teglie grandi
  • Difficoltà: Media
  • Tipo: Classico
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Biscotti neri alle nocciole senza uova e latticini Biscotti neri alle nocciole senza uova e latticini

Ingredienti:

150 grammi di farina tipo 00
60 grammi di nocciole
40 grammi di cacao amaro in polvere
100 grammi di zucchero
100 grammi di margarina vegetale
25 grammi di amido di mais
1 bustina di vanillina
1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
1 pizzico di sale
cioccolato bianco per decorare (facoltativo)

Preparazione:

In un pentolino sciogliere l'amido di mais in 100 millilitri d'acqua fredda, quindi metterlo sul fuoco mescolando finché si formerà una crema morbida. Spegnere e lasciar leggermente raffreddare. Nel frattempo sciogliere la margarina in un pentolino facendo attenzione a non farla bollire, quindi unirla nella coppa di un'impastatrice o in un terrina al gel ottenuto dall'amido. In un tritatutto frullare finemente le noccuiole fino a ridurle quasi in polvere e unirle agli altri due ingredienti nella coppa di un'impastatrice (o in una terrina) insieme allo zucchero, al cacao, alla vanillina, al bicarbonato, al sale e alla farina mescolando fino a formare un impasto omogeneo. Formare un panetto e lasciarlo riposare in frigo almeno 15 minuti (se dovesse risultare troppo molle, aggiungere della farina). Accendere il forno (programma statico) a 180°. Nel frattempo tra due fogli di carta da forno, con un mattarello, stendere la pasta fino ad arrivare allo spessore di mezzo centimetro circa, ricavandone dei biscotti con delle formine o con un bicchiere. Spostarli quindi con una spatola su una teglia rivestita di carta da forno facendo attenzione a non romperli e cuocerli per 10 minuti nel ripiano centrale. Una volta tirati fuori dal forno, farli raffreddare su una griglia e decorarli a piacere.

Curiosità:

La nocciola è uno dei frutti selvatici di cui l’uomo ha scoperto il valore nutritivo sin dall’antichità. Pianta apprezzata già dai Greci, fu poi raccomandata anche da Catone che ne consigliava la coltivazione negli orticelli cittadini dell’antica Roma. Plinio sosteneva che questi frutti nocciolaprovocavano oltre a emicranie e flautolenze anche un ingrassamento del corpo, ma che se tostati curavano il mal di gola. Un ramo di questo albero, reciso con un coltello mai usato, serviva ai maghi per evocare i morti, e ancora oggi viene utilizzato dai rabdomanti per localizzare una sorgente d’acqua.

Dal sito: Taccuini storici


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