Crostata di albicocche

  • Pronta in: 1 ora
  • Difficoltà: Media
  • Tipo: Classico
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post di presentazione: Crostatopie
Crostata di albicocche senza latte e uova Crostata di albicocche senza latte e uova

Ingredienti:

250 grammi di farina tipo 00
80 grammi di farina di riso
150 grammi di zucchero bianco
150 grammi di margarina
un pizzico di sale
una tazzina di acqua (circa)
confettura di albicocche q.b.
aromi a piacere (buccia di 1 limone grattugiata o un cucchiaino di vaniglia in polvere, o entrambi)

Preparazione:

Sciogliere la margarina in un pentolino facendo molta attenzione a non farla bollire. Nel frattempo, in un recipiente mescolare le farine, lo zucchero e il sale. Aggiungere quindi la margarina e l'acqua e impastare fino ad ottenere un composto omogeneo ed elastico a forma di palla. A differenza della normale pasta frolla, la nostra "pasta frolla senza" non va fatta riposare, altrimenti diventa friabile e troppo dura da lavorare. Stenderne una parte - circa tre quarti - in una teglia precedentemente unta e infarinata, facendo attenzione a creare un bordo, versare dunque la confettura di albicocche e sistemarla in maniera omogenea, quindi stendere il resto della pasta sul piano di lavoro con un mattarello e tagliare delle strisce (è più decorativo usare una rotella smerigliata, ma va bene anche un coltello). Essendo questo tipo di pasta un po' meno elastico e un po' più appiccicoso della pasta frolla tradizionale, è più conveniente utilizzare un coltello lungo per staccare le strisce e sistemarle sulla crostata, altrimenti si rischia che si rompano strada facendo o restino attaccate al piano di lavoro. Una volta decorata la crostata, infornarla a 180° e cuocerla fino a che non sarà dorata (circa mezz'ora, ma dipende dal forno). Servirla fredda.

Curiosità:

PartenopeLa crostata è un dolce dalle origini antiche: una preparazione simile era già conosciuta a Venezia, dopo l'anno mille, quando si cominciò ad utilizzare lo zucchero importato dall'Oriente. Tra le varie leggende che si legano a questo dolce ce n'è una particolarmente interessante che riguarda la pastiera napoletana: pare che la sirena Partenope avesse stabilito la sua dimora nel golfo di Napoli, allietando gli abitanti con il suo canto. Questi, per ringraziarla, decisero di farle dono delle cose più preziose che avessero: farina (forza e ricchezza), ricotta (lavoro e frutto), uova (rinnovamento della vita), grano tenero bollito nel latte (a simbolo dei due regni), l’acqua di fiori d’arancio (simboleggiante il ringraziamento della natura), le spezie (rappresentanti i popoli lontani) e lo zucchero (simbolo della dolcezza del canto di partenope). Partenope pose i doni ricevuti ai piedi degli dei, i quali apprezzando, le restituirono il dolce, ma la sirena, anziché mangiarlo, lo donò agli abitanti che le avevano riservato tanta generosità.


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